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Terravecchia

Un lungo oblio oscurò Terravecchia dalla caduta dell’impero romano fino al IX secolo quando i longobardi si insediarono in questa regione e la collina iniziò a non essere solo un avamposto romano ma anche un piccolissimo insediamento Una prima chiesa nacque intorno all’anno mille, (S. Egidio), con le invasioni saracene il villaggio crebbe, i Longobardi vi costruirono le prime case, poi i Normanni. Nell’alto medioevo i villaggi furono ridotti a feudi, cosicché vennero innalzati i primi castelli e ripristinate le vecchie fortezze romane a difesa dei luoghi circostanti. Nel 1240 l’imperatore Federico II ordinò la restaurazione di vari castelli includendo quello di Terravecchia, il villaggio ad esso sottostante incominciò ad avere la forma attuale crescendo da est con la chiesa di S. Egidio fino alla zona più nuova ad ovest con la Chiesa di San Leone. Il villaggio è collegato al castello con una piccola mulattiera, questa distanza sembra voler marcare la differenza di classe tra il popolo e il signore del castello. Le case non erano signorili: con stemmi araldici, poderose scalinate, enormi portoni, ma semplici case contadine,fornite ogni una di servizi importanti

 

quali forni, stalle, cisterne, cantine, camini, tutte cose semplici che rispecchiavano le esigenze di una economia fatta solo di agricoltura e piccolo allevamento. Nel XIII secolo il castello passò sotto il dominio dei nuovi signori gli Angioini. Divenne poi nel XIV un riferimento considerevole durante la congiura dei Baroni (1485). Nel 1489 il castello fu ristrutturato da Don Rodrigo D’Avalos che sposò Novella (Isabella) De Muro (Giffonese) per abitarlo. Il declino del villaggio iniziò inesorabilmente verso la fine del 1600. L’economia di tutta la valle aveva raggiunto il suo massimo splendore con la lavorazione della lana, e il nuovo signore di Terravecchia, nel 1628, era Don Carlo Doria duca di Tursi, la sua famiglia ne mantenne il possesso fino al 1765. Dalla metà del 1700 fino alla metà del 1800 il castello venne lasciato in totale abbandono, la famiglia Dini acquistò il maniero e l’architetto Gennaro Dini lo ristrutturò in parte (solo l’ala sud) nel 1884. L’ultimo intervento di risanamento risale al 2010.

Gregorio Soldivieri

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