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Caruggi (la corretta grafia è incerta e talvolta è resa anche con carruggi o carrugi, ma pure con carroggi o carugi) è il termine con il quale in dialetto genovese si indicano gli stretti vicoli ombrosi (e spesso maleodoranti) che costituiscono quella sorta di casbah che è l'intricato dedalo di viuzze del centro storico di Genova, uno dei più articolati e maggiormente estesi d'Europa (circa quattrocentomila metri quadrati).

Buona parte dei caruggi - oggi purtroppo ancora in stato fatiscente e fortemente degradato nonostante i ripetuti tentativi di restauro apportati - reca il nome di una specifico settore lavorativo, per lo più artigianale, poiché nel passato le varie attività erano accentrate in determinati vicoli dei principali sestieri (le porzioni in cui è tuttora suddiviso il centro storico). Si hanno così via Orefici (o via degli Orefici), vico Indoratori, piazza di Pellicceria (ove sin dal XIII secolo avevano sede le più pregiate pelliccerie di Genova), salita Pollaiuoli, Macelli di Soziglia, piazza Campetto.

Naturalmente, con il passare del tempo questa caratteristica ha perso molto del suo valore originario, anche se i vicoli genovesi continuano ad attirare turisti anche per la vasta e articolata offerta merceologica artigianale, garantita dalla presenza di numerose botteghe di restauratori in legno, antiche mercerie, laboratori artistici.

Alcuni vicoli hanno nomi suggestivi e di riferimento popolare, come vico dell'Amor Perfetto o vico Carabaghe (o vico delle Carabaghe). Fino al 1958, prima che entrasse in vigore la Legge Merlin, nei caruggi genovesi avevano sede le più popolari e frequentate case di tolleranza che spesso mutuavano il nome dal luogo in cui erano ubicate.

 

 

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