mario ceroli firenze forte belvedere 1983

Formatosi all'Accademia di belle arti di Roma, sotto la guida di Leoncillo Leonardi, Pericle Fazzini e Ettore Colla, di cui diventa assistente, indirizza il suo interesse sulle opere in ceramica e riproduceva inizialmente sculture di ceramica. Nel 1957 sperimenta l’uso del legno, prevalentemente tronchi di albero trapassati da chiodi, con cui nel 1958 vince il premio per la giovane scultura italiana. Alla fine degli anni Cinquanta, il legno diventa il suo materiale espressivo prediletto. Negli anni Sessanta intaglia grandi sagome umane nel legno grezzo che spesso ripetute in modo seriale,diventando un segno distintivo di gran parte della sua produzione.

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È quindi negli anni sessanta, impressionato dalla Pop art tramite le opere di Louise Nevelson e di Joe Tilson, che arriva ai materiali e alle forme che avrebbero caratterizzato successivamente le sue creazioni[3]: silhouette di oggetti sagomate in legno, prive di colore, talvolta ripetute in serie (Ultima Cena, 1965, Galleria nazionale d'arte moderna a Roma; Uomo di Leonardo, 1964; La Cina, 1966, La Grande Cina, 1968), connesse a uno spazio che diventa tema essenziale (Cassa Sistina, 1966), oppure tracciate a tempera e a inchiostro (La porta, il cenacolo, 1981; Giorno, Notte, 1982) ... altre notizie sull'artista Mario Ceroli - Wikipedia - Mario Ceroli – Artista

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